Mondiali Wollongong 2022: distanza, burocrazia, costi e retrocessione le ragioni principali delle numerose assenze
I Mondiali di Wollongong 2022 sono segnati dalle numerose assenze. Se ovviamente non mancano i grandi campioni al via, nel corso delle ultime settimane abbiamo visto moltissime rinunce alla rassegna iridata in programma dal 18 al 25 settembre sulla costa orientale dell’Australia. Un insieme di fattori che si sono mischiati provocando un numero molto elevato di rinunce, non sempre volontarie, che chiaramente si sono andate a sommare alle fisiologiche mancate partecipazioni da parte di corridori non adatti al percorso, infortunati o stanchi ormai dopo una lunga stagione. Tra questi sicuramente la distanza, i problemi amministrativi, nonché quello che crea più polemiche di tutte, ovvero la mancata concessione da parte dei propri corridori da parte delle squadre WorldTour in lotta per non retrocedere. Facciamo il punto e alcuni esempi
Distanza
Il caso più eclatante è quello di Mads Pedersen, che mentre dominava le volate alla Vuelta a España ha annunciato la sua rinuncia alla rassegna iridata senza mezzi termini. “Ho anche una moglie e una vita”, aveva spiegato il danese, già campione del mondo nel 2019. Oltre 80 giorni di corsa già nella sua stagione, che avevano prodotto un numero ancor più elevato di giorni lontano da casa. Un totale che sarebbe cresciuto ulteriormente a dismisura con la trasferta in Oceania, che ha necessitato per i partecipanti di partire con ampio anticipo per abituarsi al clima e al fuso orario.
Una scelta simile a quella di un altro corridore in splendida forma come Benoit Cosnefroy, che viste le incertezze sulla condizione di Julian Alaphilippe avrebbe potuto anche avere un ruolo maggiore in prima persona. Una scelta che aveva già preso mesi fa, confermandola fortemente dopo il suo successo al GP de Québec, anche dopo essere stato nuovamente contattato dal CT Thomas Voeckler: “Il viaggio richiede un grande dispendio di energie in questo periodo dell’anno e con quel fuso orario e nello sport di alto livello a volte bisogna prendere decisioni difficili”.
Costi
Legato alla distanza, ovviamente, c’è il problema economico da affrontare. I costi per trasferire ciclisti e staff fino in Australia in questo periodo dell’anno è molto elevato e molte federazioni hanno dovuto farsi i conti in tasca. È il caso dell’Irlanda, che ha deciso di rinunciare in toto alla lunga trasferta, così come della Nuova Zelanda. Se quest’ultima può sorprendere, bisogna chiaramente pensare che la maggior parte dei corridori sono attualmente in Europa per affrontare la stagione e dovevano dunque affrontare un viaggio aereo molto costoso per rientrare. Altre federazioni hanno invece provato a chiedere un contributo economico ai propri corridori, portando alla loro rinuncia. Il Canada infatti non vedrà al via i suoi uomini più rappresentativi, come Hugo Houle,: “Cycling Canada non ha i mezzi per pagare l’invio degli atleti. Quindi è tutto a nostre spese e non sono interessato”, ha spiegato il corridore della Israel-PremierTech.
A spiegare la situazione è il presidente Scott Kelly: “I Campionati del Mondo su strada di quest’anno in Australia sono incredibilmente costosi. Siamo impegnati a schierare squadre in ogni categoria, e con una squadra più numerosa ci sono costi aggiuntivi”. Cycling Canada ha infatti stanziato 110.000 dollari canadesi (83.000 euro), ovvero un terzo del budget annuale, per l’evento su strada. Se alla fine la rappresentativa nordamericana parteciperà comunque alla prova in linea riempiendo tutti gli slot a sua disposizione, sono molte le nazioni a non farlo, come ad esempio Colombia (6/8), Ecuador (1/6), Polonia (3/6), Portogallo (4/6), Rep.Ceca (3/6) e Slovenia (6/8). Non sempre la causa è economica, ma molto spesso e comunque facilita la decisione in alcuni casi.
Burocrazia
Ottenere il visto per l’Australia non è stato semplice. Ne sanno qualcosa i nostri inviati e molti nostri colleghi, alcuni dei quali hanno purtroppo dovuto rinunciare, così come alcuni ciclisti. Non un caso che molte nazionali abbiano annunciato con largo anticipo i proprio nomi, con l’obiettivo di avere e dare tempo affinché la burocrazia facesse il suo corso e si potessero risolvere eventuali problemi. In particolare, sono i e le rappresentanti delle nazioni extra-europee ad aver avuto problemi.
Emblematico purtroppo quanto successo a Lawson Craddock, che già durante la Vuelta a España ci aveva reso partecipi dei suoi problemi amministrativi. Purtroppo per lui, la situazione si è risolta nel peggiore dei modi: ovvero con l’accettazione del visto arrivata troppo tardi…per questione di minuti. Lo statunitense ha infatti raccontato di aver ricevuto il visto 20 minuti dopo la partenza del volo sul quale sarebbe dovuto viaggiare per iniziare il viaggio per l’Australia… Una vera e propria beffa.
Retrocessione WorldTour
Come detto, il caso più eclatante e controverso, è la decisione di molte squadre di non concedere di partire ai propri atleti. Nella maggior parte dei casi (ma non solo, visto il caso di Diego Ulissi), si tratta di corridori di squadre attualmente coinvolte nella lotta per non retrocedere. Anche considerando un Caleb Ewan che è stato abbastanza inspiegabilmente scartato dal suo CT, per la gioia della sua Lotto Soudal, il grande assente in questo caso è l’ex iridato Alejandro Valverde, che avrebbe sicuramente rappresentato una pedina importante per la sua Spagna, con la quale avrebbe così potuto correre una ultima volta visto l’imminente ritiro a fine stagione.
La Movistar tuttavia non lo ha lasciato partire, così come Enric Mas, spiegando di avere bisogno di lui in questo finale di stagione e di non voler rischiare che la lunga trasferta possa condizionare il suo rendimento per le corse in arrivo, in particolare quelle del calendario autunnale italiano. Da grande professionista, l’Embatido non ha battuto ciglio e si prepara a regalare quanti più punti possibili alla sua storica squadra, ma chiaramente è una grande delusione per lui. Anche altre nazioni come Italia e Francia hanno sicuramente dovuto fare i conti con questa situazione, con esclusioni abbastanza pesanti.
In questo caso è Thomas Voeckler a non perdere il sorriso, comprendendo una decisione che comunque non può non lasciare l’amaro in bocca a ciclisti e appassionati: “Ci sono manager che hanno bisogno che i loro corridori facciano punti. È una cosa che rispetto. Hanno un lavoro da salvare per i prossimi tre anni e al loro posto farei lo stesso”.
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